Memorie Mezzaghesi

Con Memorie Mezzaghesi la comunità di Mezzago può disporre di un luogo di memoria e ricordo in cui trovare eventi, personaggi e luoghi della propria storia, lontana e recente.

Le origini di Mezzago

Veduta di Mezzago dalla Torre Archinti, anno sconociuto

“Mezzago sta sotto un bel cielo e gode aria mite e salubre. La divisione dei terreni, il sistema della loro coltivazione, l’indole della popolazione e l’assenza dei grossi fittabili gli danno un carattere spiccatamente brianzolo”. [Don R. Picozzi, 1925]

400
Gli Insubri

 

Nel corso del V secolo a.C. su tutto il territorio della Brianza si erano stabiliti gli Insubri, una delle numerose tribù che costituivano la nazione dei Celti o Galli. Non è escluso che Mezzago possa affondare le sue radici in quest’epoca e che vi fosse già allora un agglomerato di capanne, figurando nella lunga serie delle località lombarde con terminazione in -ago che, secondo Dante Olivieri, rappresenta una forma molto arcaica "nata spontaneamente sul posto e che risente dell’ambiente originariamente gallico". Tuttavia questo unico indizio toponomastico, in mancanza di una precisa documentazione, non ci permette di ipotizzare una lontana origine celtica del nostro paese.

Tutto ciò sembra quindi accreditare l’ipotesi che Mezzago abbia avuto origine e sviluppo nell’Alto Medioevo, probabilmente in epoca longobarda, sul fondo di un patrizio romano di nome "Amicius".

L'Alto Medioevo

Pergamena datata 8 aprile 1095, firmata dal notaio Guifredo d'Amezago [Archivio di Stato, Milano]
700 - 1100
Amezago

 

Per farci un’idea dell’aspetto che aveva Mezzago nel Medioevo (XII-XIII seC.), dobbiamo immaginare un piccolo villaggio costituito da un gruppo di case di legno, piccole e basse e con il tetto di paglia, che si addossavano a grandi edifici: la torre, la chiesa di S. Vittore e la chiesa di S. Maria. Tutt’intorno si stendevano pochi campi, in cui sì coltivavano i cereali (segale, avena, miglio, panico, frumento) e la vite, e grandi distese di boschi (castagni, querce, noccioli, roveri d’alto fusto), pascoli e brughiere.

Il primo documento storico che fa riferimento a Mezzago risale all’anno 745 e ci riporta all’epoca della dominazione longobarda. E’ appunto nei primi secoli dell’Alto Medioevo, allorché gruppi di famiglie longobarde si stabilirono nelle nostre terre.

Benché definitivamente sconfitti nel 744 da Carlo Magno, re dei Franchi, i Longobardi continuarono ad esercitare il loro dominio sulle terre a loro soggette grazie al generalizzarsi di quel sistema feudale, introdotto proprio dai Franchi, che si fondava sulla concessione di un beneficio (feudo) a un vassallo, sull’omaggio o promessa di fedeltà e sulla immunità o esenzione fiscale.

E’ quasi certo, benché manchino testimonianze dirette, che dal IX all’XI secolo a Mezzago si sia instaurata la signoria di una nobile famiglia di feudatari longobardi, che presero il nome dal luogo e si chiamarono "de Amezago", ossia "da Mezzago".

A questa conclusione siamo indotti dal fatto che in epoche posteriori, quando il sistema feudale aveva cominciato a vacillare, incontriamo alcuni membri di questa famiglia rivestire cariche o esercitare professioni rilevanti.

Il Basso Medioevo

Pergamena con patto di mezzadria datata 5 maggio 1235.

La storia di Mezzago nel sec. XV è condizionata dalla situazione generale in cui venne a trovarsi il ducato di Milano, al cui dominio apparteneva anche il nostro paese.

1100 - 1300
L'arrivo dei
monaci umiliati

 

Il primo personaggio che incontriamo é un certo "Guifredus de Amezago", che verso la fine del sec. XI ricopriva l’ufficio di notaio del sacro palazzo imperiale. In una investitura livellaria di una pezza di terra in territorio di Vimercate del gennaio 1222 compare il notaio Johannesbellus de Amezago". Un atto di vendita di un sedime di casa nel luogo di Ornate fu rogato nel settembre 1239 dal notaio "Beltramo de Amezago". 

L’eredità dei "da Mezzago", una volta decaduti e trasferitisi nei centri urbani, fu raccolta dagli Umiliati, una confraternita di monaci che esercitavano l’industria della lana. La presenza di una casa di Umiliati nei secc. XIII e XIV in Mezzago è ricordata, a detta di Giovanni Dozio, in numerosi documenti, ma non è facile precisare dove essa fosse situata. Secondo il Dozio tale monastero doveva essere annesso alla chiesa di S. Vittore (oggi scomparsa), ma sembra più probabile l’ipotesi di Don Rocco Picozzi, secondo il quale gli Umiliati risiedevano nella torre che sorge nella piazza principale del paese.

1300 - 1400
Bernabò

Alla scomparsa dei monaci, (seconda metà del sec. XIV) si registra la presenza di un personaggio di eccezione: il signore di Milano Bernabò Visconti (1354-1385). Una lettera inviata da Bernabò al podestà di Cremona e datata "Mezagi 10 gennaio 1367" dimostra che questo potentissimo e temutissimo signore dimorava di frequente nel nostro paese, dove veniva a cacciare nelle sue tenute ricche di selvaggina. In un altro documento del 28 gennaio 1381 Bernabò faceva dono di tutti i suoi beni di Mezzago al monastero di S. Eustorgio di Milano.

1400 - 1470
Guerre ed epidemie

 

Per tutta la prima metà del Quattrocento la nostra zona, teatro degli scontri bellici tra Visconti e veneziani, dovette sopportare il peso del transito degli eserciti e dei saccheggi, che incisero negativamente sulle condizioni di vita delle nostre popolazioni. A questi mali si devono aggiungere le epidemie pestilenziali: se ne registrano nel 1402, 1417,1451, a qualcuna delle quali non deve essere sfuggito anche il nostro paese.

Con il passaggio del ducato di Milano a Francesco Sforza (1450-1466) e la riorganizzazione politica e amministrativa dello stato inizia un periodo di pace, indispensabile alla ripresa economica e demografica del paese. Si sentiva però la necessità di un rafforzamento delle misure di sicurezza nello scacchiere orientale dello stato, lungo il corso dell’Adda al confine con la Repubblica di Venezia. Per questo motivo la comunità di Mezzago con Bellusco, Sulbiate e Cornate fu costretta a provvedere al mantenimento del castellano Pietro Brindisi, residente nella torre di Cornate, mediante il tributo di "moza tre de frumento".

1470 - 1500
I Biffi

 

Il 1° gennaio 1475 il territorio di Mezzago veniva incluso nel feudo di Vimercate sotto la giurisdizione del conte Borella Secchi, prefetto delle scuderie ducali, al quale spettavano i dazi del pane, del vino e della carne.

Nella seconda metà del secolo a Mezzago si afferma il potere di una ricca famiglia che svolgerà un ruolo di primo piano nelle vicende storiche del paese: quella dei Biffi. Un certo Simone Biffi con testamento rogato il 4 aprile 1481, lasciava un campo di circa 11 pertiche il cui reddito doveva servire all’acquisto di una corrispondente quantità di sale da distribuirsi ai più poveri e bisognosi della comunità.
Un altro insigne personaggio di questa famiglia fu don Giovanni Biffi (1464-1530), cappellano ducale e autore di opere latine in prosa e in poesia, tra cui i "Carmina in laudem Annunciationis B.M.M.” e "Miraculorum vulgarium B.V.Mariae in carmen traductio".

Oltre ai Biffi nei documenti del sec. XV compaiono altri possessori di fondi che acquistano, vendono o permutano beni situati a Mezzago. Le proprietà più rilevanti erano quelle appartenenti alla chiesa dì S. Maria (beneficio parrocchiale), al monastero di S. Marco di Milano, ai frati di S. Agata di Monza e della Canova di Milano (succeduti agli Umiliati), alla chiesa di S. Vittore e ai "da Corte", una ricca famiglia patrizia che andrà acquistando sempre maggior prestigio fino a offuscare la potenza dei Biffi.

L'età moderna

Cartina di Mezzago, all'epoca appartenente alla pieve di Vimercate

La peste, i francesi, gli spagnoli e gli austriaci.

1500 - 1520
La guerra tra
spagnoli e francesi

 

Nell’estate 1502, i contrasti sorti tra la Francia e la Spagna per il possesso del napoletano e il predominio in Italia, sfociarono in un conflitto aperto che si protrasse per oltre un ventennio.

La nostra zona, teatro principale delle operazioni belliche tra le due massime potenze europee, dovette sopportare le conseguenze del passaggio degli eserciti di entrambi le parti, delle devastazioni, delle requisizioni e delle violenze della soldataglia.

Questo clima favori il proliferare di vagabondi, ladri e briganti. Proprio in questo periodo la Brianza godette di una triste fama per le scorrerie di Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino, ma anche per le imprese dì compagnie nostrane. Nel "Liber bannìtorum" viene riportata la sentenza del 13 febbraio 1514 contro Paolo Biffi, condannato alla pena capitale e alla confisca dei beni.

1524 - 1570
La peste e la ripresa

 

Ai mali della guerra e del banditismo si aggiunsero i lutti della peste che infierì nel 1524 e che colpì anche il nostro paese. Ne è prova il testamento fatto l’B agosto di quell’anno da Domenico Biffi, che dichiara di essere "in maximo periculo pestis", praticamente infetto di peste.

Alla fine di questo periodo calamitoso (guerre e pestilenze), Mezzago appariva un piccolo e insignificante villaggio. Nella "Descriptione dele boche", una specie dì censimento demografico fatto nel 1530, si contavano solo 57 abitanti. Il territorio era in gran parte incolto e coperto da boschi e brughiere. Le proprietà maggiori appartenevano a ricchi signori che risiedevano a Milano ("da Corte", Figini) o a enti ecclesiastici (beneficio parrocchiale, chiericato di S. Maria, chiesa di Bernareggio, beneficio di S. Vittore).

Con la morte di Francesco II Sforza (1 novembre 1535), il ducato di Milano passava sotto il diretto dominio dell’imperatore di Spagna Carlo V. La dominazione spagnola, se da un lato arrecò i danni di un opprimente governo e di una insopportabile esosità fiscale, dall’altro garantì quella stabilità politica indispensabile allo sviluppo demografico e delle attività economiche. E’ indicativo il fatto che nel 1541 Mezzago contasse già 87 abitanti e un trentennio dopo, nel 1570, la popolazione fosse quasi triplicata, raggiungendo i 250 abitanti.

La scena locale è dominata dalla potente famiglia dei Biffi, dalla cui cerchia uscivano le personalità principali preposte alla guida della comunità: sindaci, consoli, parroci. Arroganti e dissoluti, i Biffi facevano il bello e il cattivo tempo.

1600 - 1630
Il peso degli spagnoli

 

Nei primi decenni del secolo il governo spagnolo, impegnato in continue guerre per il consolidamento del proprio primato in Italia e in Europa, impose pesanti contribuzioni per le spese militari e il mantenimento dei soldati.

Le nostre comunità erano tenute ad alloggiare e rifornire di viveri le truppe di passaggio e a mantenere a proprie spese le guarnigioni militari di stanza nelle terre del ducato di Milano. Nel febbraio 1621 Mezzago dovette contribuire all’alloggiamento della Compagnia dei Valloni, un contingente di circa 80 soldati di stanza a Vimercate, per un valore corrispondente a 32,2 staia di sale. Nel 1629, allorché i soldati di questa compagnia furono distribuiti nei comuni limitrofi, La comunità di Mezzago dovette ospitare alcuni di loro e fornire razioni giornaliere di viveri (pane, vino, carne e, nei giorni di magro, uova e formaggio).

1630
La peste Manzoniana

 

L’epidemia cominciò a diffondersi nel maggio 1630, introdotta nel milanese dall’esercito imperiale diretto ad assediare la città di Mantova durante la seconda guerra del Monferrato.

Ignazio Cantù nell’opera "Le vicende della Brianza e de’ paesi circonvicini" racconta che "alcuni di Vimercate, recatisi a Saronno dove la peste era feroce, comperarono del lino e con la merce portarono a casa il contagio che subito si diffuse in Monza, Vimercate, Cavenago e altre terre all’intorno".

Non abbiamo notizie dirette sull’evento nel nostro paese, ma sicuramente anche Mezzago ebbe le sue vittime. In quella occasione fu costruito un lazzaretto dove vennero segregati gli appestati in capanne fatte di paglia e fronde, a nord dell’abitato nel luogo in cui sorge la cappella della Madonna. E’ lì che la tradizione vuole che fossero sepolti i morti di peste.

1686
La ripresa
demografica

 

Nella seconda metà del secolo le condizioni di vita andarono migliorando, per cui vi fu un certo incremento della popolazione. Nel 1602 Mezzago contava 281 abitanti; nel 1686, nonostante i disastrosi effetti della peste manzoniana, raggiungeva i 323 abitanti.

Anche le attività agricole ebbero un notevole impulso e alle colture tradizionali (cereali e vite) si affiancarono la coltivazione del gelso, l’allevamento del baco da seta, l’allevamento degli ovini.

1700
Arrivano gli austriaci

 

Agli inizi del Settecento aveva fine la dominazione spagnola e iniziava quella austriaca che sarebbe durata, salvo il ventennio napoleonico, fino al 1859. Si inaugurava il lungo periodo, particolarmente felice e fecondo, delle riforme sotto il governo illuminato dei sovrani di casa Asburgo, specialmente dell'imperatrice Maria Teresa intraprese una politica di riorganizzazione e di risanamento dello stato.

La sperequazione fiscale e il disordine amministrativo erano due mali cronici della società del tempo e non risparmiavano neppure la nostra comunità. Il sistema fiscale in vigore prima delle innovazioni teresiane mancava di un criterio omogeneo e di una precisa regolamentazione, appesantito com'era da una casistica di tassazioni, esenzioni, privilegi che formavano una vera e propria giungla tributaria, motivo di continue liti tra i cittadini.
Le comunità, inoltre, avevano ciascuna un proprio modo di amministrarsi, che favoriva il disordine e l'arbitrio. A volte nella medesima comunità si costituivano vari gruppi o comuni, che cercavano di imporsi per far prevalere i propri interessi. A Mezzago primeggiava il cosiddetto comune Dominante, al quale sì contrapponevano altri comuni separati facenti capo alle più importanti famiglie di possidenti ("da Corte", Sartirana, Oroboni).

1796 - 1799
Il breve dominio
Napoleonico

 

Nel giugno 1796 aveva inizio il dominio napoleonico. I francesi furono accolti dalla popolazione come liberatori. A Mezzago, come in altri paesi vicini, venne innalzato nella piazza principale il cosiddetto "albero della Libertà" (riprodotto nell'illustrazione qui sopra dal prof. Angelo Arlati), sormontato dal berretto rosso repubblicano. Ma ben presto i francesi si rivelarono padroni e non tardarono le requisizioni, le ruberie, i tributi di guerra e la leva forzata che generarono il malcontento.

Nel 1799, mentre Napoleone era impegnato nella campagna d'Egitto, l'Austria e la Russia si coalizzarono contro la Francia. Le truppe austro-russe, dopo aver attraversato l'Adda a Cassano, sferrarono una poderosa offensiva costringendo i francesi a ripiegare verso Verderio. Il 27 aprile alcuni soldati francesi, costretti alla fuga per il sopraggiungere degli austriaci, abbandonarono sulla piazza del nostro paese una parte delle vettovaglie, acquavite e sale. Ai nostri concittadini non parve vero di potersi accaparrare tanta roba; ma la gioia fu breve perché il mattino seguente ritornarono i francesi che minacciarono di incendiare il paese se non avessero restituito ogni cosa.

A parte i mali delle guerre e delle occupazioni militari, il sec. XVIII si può considerare positivo. La fame e la peste, che avevano afflitto i secoli precedenti, si possono considerare ornai debellati. L'attività agricola ricevette un notevole impulso dall'introduzione di nuove tecniche, dalla messa a coltura di terre incolte, dalla maggior produzione cerealicola e dallo sviluppo della gelsicoltura a cui era legata l'allevamento del baco da seta.

1815
Il ritorno degli
Austriaci

 

Il ritorno degli austriaci (sancito col Congresso di Vienna) fu accolto all'inizio come una liberazione dal dispotico dominio napoleonico e come la fine di un tormentato periodo di guerre e di invasioni. Ma fu solo una illusione: le tasse, le imposizioni, le requisizioni, la miseria perdurarono con una sprezza forse maggiore di prima.

Al cattivo governo austriaco si aggiunsero le malattie e le carestie. Nel 1817 una grave siccità, che durò dal mese di marzo al maggio successivo, rovine, i raccolti e impedì la semina del granoturco.
Tra le malattie la più temibile fu il colera, di cui si ebbe una prima manifestazione nel 1836, ma sembra che non abbia provocato vittime nel nostro paese. Più grave invece fu l'epidemia del 1855, che colpì una quarantina di persone, per cui fu necessario allestire una "casa di soccorso" o di isolamento nella corte detta appunto "Lazzaretto", dove furono trasportati e segregati gli ammalati.

1860
L'indipendenza

 

Con la seconda guerra di Indipendenza e la vittoria delle truppe franco-piemontesi cessava definitivamente il dominio austriaco sulle nostre terre. Nel marzo 1860 la Lombardia veniva annessa al regno di Sardegna e l'anno successivo (marzo 1861) veniva proclamata l'Unità d’Italia.

Nel marzo 1860 si insediò la primo amministrazione comunale di Mezzago, che era presieduta dal sindaco Enrico Radaelli il quale rimase in carica fino al febbraio 1865.

1865 - 1899
Il costo della
ripresa economica

 

Le varie amministrazioni che si susseguirono dovettero provvedere alla organizzazione delle principali infrastrutture: gli uffici comunali, le scuole, il pozzo pubblico, la rete fognaria, la manutenzione delle strade, l'istituzione della condotta medico-chirurgica con i comuni di Bellusco e Ornago (1863) e la costruzione del nuovo cimitero (1890).

L'attività principale a cui si dedicava la popolazione resta per quasi tutto il secolo quella agricola. Si ebbe un incremento della produzione cerealicola, basata sulla coltura intensiva del grano e del granoturco nella tipica rotazione biennale, e un notevole sviluppo della gelsibachicoltura, mentre si registra soprattutto dopo l'Unità d'Italia la crisi della viticoltura, dovuta ai danni della fillossera e alla concorrenza dei vini piemontesi e meridionali.

Nel 1887 erano attivi cinque opifici cove trovavano lavoro 135 operai, nella quasi totalità donne. Vi lavoravano anche numerose bambine in età scolare, in pessime condizioni igieniche, con un orario massacrante.

Sulla scena del paese si affacciano nuove famiglie: i Rocchi, i Magri, i Perelli, i Radaelli.

L'età contemporanea

Mercato di Milano 1930, vendita dell'Asparago Rosa di Mezzago

Gli asparagi, le guerre mondiali, il boom economico e l’Asparago Rosa di Mezzago.

1900 - 1970
L'economia agricola
e la II guerra mondiale

 

Nei primi anni del '900 l'economia mezzaghese ruotava fortemente attorno all'agricoltura con prevalenza di cereali e all'allevamento di bachi da seta. Sempre in questo periodo si diede vita a una coltura che diventerà tipica del luogo, quella degli asparagi, che visse tra il 1930 e il 1970 un'epoca d'oro con la sua presenza nei più importanti mercati ortofrutticoli di Monza e Milano.

Durante la seconda guerra mondiale si ricorda un episodio particolarmente grave: il mitragliamento del tram alla fermata di Mezzago il 28 ottobre 1944 da parte di due velivoli anglo-americani, che provocò la morte di 32 persone e il ferimento di oltre settanta passeggeri.
Dopo la Liberazione (25 aprile 1945) si insediò una giunta provvisoria approvata dal C.L.N. e presieduta dal sindaco Stefano Biffi.

L'edificio più importante del paese, Palazzo Archinti con torre annessa, diventa proprietà di COOP Mezzago nel 1966.

1970 - 2000
Il boom economico
italiano

 

Nel pieno del boom economico nazionale, la vita agricola di Mezzago subì un notevole contraccolpo. Il progresso e l'industrializzazione portarono diversi concittadini dai terreni agricoli alle grandi fabbriche dei maggiori poli industriali dell'epoca (Sesto San Giovanni su tutti).

Le coltivazioni degli asparagi scomparvero quasi del tutto negli anni '70, mettendo anche a rischio l'esistenza della sagra cittadina inaugurata nel 1960.

2000 - Oggi
L'asparago Rosa

A partire dal 2000 è stata avviato il progetto di recupero e valorizzazione volto alla reintroduzione dell’asparago quale coltura tipica di Mezzago.

Nel corso degli anni gli sforzi volti a riscoprire l’antica tradizione hanno raggiunto l’obiettivo; le sinergie tra i diversi soggetti e l’impegno dei coltivatori locali, hanno consentito produzioni “eccellenti” dal punto di vista qualitativo e in misura sufficiente a sostenere le aspettative dei consumatori.
Fattore decisivo e determinante è stato anche l’inserimento dell’asparago di Mezzago nell’ambito del “Progetto di sperimentazione regionale orticoltura anno 2000”, grazie al quale è stato predisposto il disciplinare colturale poi attuato nell’ambito De.Co.

Nel corso del V secolo a.C. su tutto il territorio della Brianza si erano stabiliti gli Insubri, una delle numerose tribù che costituivano la nazione dei Celti o Galli. Non è escluso che Mezzago possa affondare le sue radici in quest’epoca e che vi fosse già allora un agglomerato di capanne, figurando nella lunga serie delle località lombarde con terminazione in -ago che, secondo Dante Olivieri, rappresenta una forma molto arcaica “nata spontaneamente sul posto e che risente dell’ambiente originariamente gallico”. Tuttavia questo unico indizio toponomastico, in mancanza di una precisa documentazione, non ci permette di ipotizzare una lontana origine celtica del nostro paese. Tutto ciò sembra quindi accreditare l’ipotesi che Mezzago abbia avuto origine e sviluppo nell’Alto Medioevo, probabilmente in epoca longobarda, sul fondo di un patrizio romano di nome “Amicius”.

Per farci un’idea dell’aspetto che aveva Mezzago nel Medioevo (XII-XIII seC.), dobbiamo immaginare un piccolo villaggio costituito da un gruppo di case di legno, piccole e basse e con il tetto di paglia, che si addossavano a grandi edifici: la torre, la chiesa di S. Vittore e la chiesa di S. Maria. Tutt’intorno si stendevano pochi campi, in cui sì coltivavano i cereali (segale, avena, miglio, panico, frumento) e la vite, e grandi distese di boschi (castagni, querce, noccioli, roveri d’alto fusto), pascoli e brughiere.

Il primo documento storico che fa riferimento a Mezzago risale all’anno 745 e ci riporta all’epoca della dominazione longobarda. E’ appunto nei primi secoli dell’Alto Medioevo, allorché gruppi di famiglie longobarde si stabilirono nelle nostre terre.

E’ quasi certo, benché manchino testimonianze dirette, che dal IX all’XI secolo a Mezzago si sia instaurata la signoria di una nobile famiglia di feudatari longobardi, che presero il nome dal luogo e si chiamarono “de Amezago”, ossia “da Mezzago”.

L’eredità dei “da Mezzago”, una volta decaduti e trasferitisi nei centri urbani, fu raccolta dagli Umiliati, una confraternita di monaci che esercitavano l’industria della lana. La presenza di una casa di Umiliati nei secc. XIII e XIV in Mezzago è ricordata, a detta di Giovanni Dozio, in numerosi documenti, ma non è facile precisare dove essa fosse situata. Secondo il Dozio tale monastero doveva essere annesso alla chiesa di S. Vittore (oggi scomparsa), ma sembra più probabile l’ipotesi di Don Rocco Picozzi, secondo il quale gli Umiliati risiedevano nella torre che sorge nella piazza principale del paese.

Alla scomparsa dei monaci, (seconda metà del sec. XIV) si registra la presenza di un personaggio di eccezione: il signore di Milano Bernabò Visconti (1354-1385). Una lettera inviata da Bernabò al podestà di Cremona e datata “Mezagi 10 gennaio 1367” dimostra che questo potentissimo e temutissimo signore dimorava di frequente nel nostro paese, dove veniva a cacciare nelle sue tenute ricche di selvaggina.

Per tutta la prima metà del Quattrocento la nostra zona, teatro degli scontri bellici tra Visconti e veneziani, dovette sopportare il peso del transito degli eserciti e dei saccheggi, che incisero negativamente sulle condizioni di vita delle nostre popolazioni. A questi mali si devono aggiungere le epidemie pestilenziali: se ne registrano nel 1402, 1417, 1451, a qualcuna delle quali non deve essere sfuggito anche il nostro paese.

Nella seconda metà del quattrocento a Mezzago si afferma il potere di una ricca famiglia che svolgerà un ruolo di primo piano nelle vicende storiche del paese: quella dei Biffi.

Nei primi decenni del seicento il governo spagnolo, impegnato in continue guerre per il consolidamento del proprio primato in Italia e in Europa, impose pesanti contribuzioni per le spese militari e il mantenimento dei soldati.

Le nostre comunità erano tenute ad alloggiare e rifornire di viveri le truppe di passaggio e a mantenere a proprie spese le guarnigioni militari di stanza nelle terre del ducato di Milano. Nel febbraio 1621 Mezzago dovette contribuire all’alloggiamento della Compagnia dei Valloni, un contingente di circa 80 soldati di stanza a Vimercate, per un valore corrispondente a 32,2 staia di sale. Nel 1629, allorché i soldati di questa compagnia furono distribuiti nei comuni limitrofi, La comunità di Mezzago dovette ospitare alcuni di loro e fornire razioni giornaliere di viveri (pane, vino, carne e, nei giorni di magro, uova e formaggio).

Oltre ai problemi causate dalle guerre, la peste Manzoniana del 1630 calò l’asso anche sul nostro territorio. Non abbiamo notizie dirette sull’evento nel nostro paese, ma sicuramente anche Mezzago ebbe le sue vittime. In quella occasione fu costruito un lazzaretto dove vennero segregati gli appestati in capanne fatte di paglia e fronde, a nord dell’abitato nel luogo in cui sorge la cappella della Madonna. E’ lì che la tradizione vuole che fossero sepolti i morti di peste.

Agli inizi del Settecento aveva fine la dominazione spagnola e iniziava quella austriaca che sarebbe durata, salvo il ventennio napoleonico, fino al 1859. Si inaugurava il lungo periodo, particolarmente felice e fecondo, delle riforme sotto il governo illuminato dei sovrani di casa Asburgo, specialmente dell’imperatrice Maria Teresa intraprese una politica di riorganizzazione e di risanamento dello stato. La sperequazione fiscale e il disordine amministrativo erano due mali cronici della società del tempo e non risparmiavano neppure la nostra comunità. Il sistema fiscale in vigore prima delle innovazioni teresiane mancava di un criterio omogeneo e di una precisa regolamentazione, appesantito com’era da una casistica di tassazioni, esenzioni, privilegi che formavano una vera e propria giungla tributaria, motivo di continue liti tra i cittadini.
Le comunità, inoltre, avevano ciascuna un proprio modo di amministrarsi, che favoriva il disordine e l’arbitrio. A volte nella medesima comunità si costituivano vari gruppi o comuni, che cercavano di imporsi per far prevalere i propri interessi. A Mezzago primeggiava il cosiddetto comune Dominante, al quale sì contrapponevano altri comuni separati facenti capo alle più importanti famiglie di possidenti (“da Corte”, Sartirana, Oroboni).

Nel giugno 1796 aveva inizio il dominio napoleonico. I francesi furono accolti dalla popolazione come liberatori. A Mezzago, come in altri paesi vicini, venne innalzato nella piazza principale il cosiddetto “albero della Libertà” sormontato dal berretto rosso repubblicano. Ma ben presto i francesi si rivelarono padroni e non tardarono le requisizioni, le ruberie, i tributi di guerra e la leva forzata che generarono il malcontento.

Nel 1799, mentre Napoleone era impegnato nella campagna d’Egitto, l’Austria e la Russia si coalizzarono contro la Francia. Le truppe austro-russe, dopo aver attraversato l’Adda a Cassano, sferrarono una poderosa offensiva costringendo i francesi al ritiro.

Il ritorno degli austriaci (sancito col Congresso di Vienna del 1815)  fu accolto all’inizio come una liberazione dal dispotico dominio napoleonico e come la fine di un tormentato periodo di guerre e di invasioni. Ma fu solo una illusione: le tasse, le imposizioni, le requisizioni, la miseria perdurarono con una sprezza forse maggiore di prima. Al cattivo governo austriaco si aggiunsero le malattie e le carestie. Nel 1817 una grave siccità, che durò dal mese di marzo al maggio successivo, rovine, i raccolti e impedì la semina del granoturco.
Tra le malattie la più temibile fu il colera, di cui si ebbe una prima manifestazione nel 1836, ma sembra che non abbia provocato vittime nel nostro paese. Più grave invece fu l’epidemia del 1855, che colpì una quarantina di persone, per cui fu necessario allestire una “casa di soccorso” o di isolamento nella corte detta appunto “Lazzaretto”, dove furono trasportati e segregati gli ammalati.

Con la seconda guerra di Indipendenza e la vittoria delle truppe franco-piemontesi cessava definitivamente il dominio austriaco sulle nostre terre. Nel marzo 1860 si insediò la primo amministrazione comunale di Mezzago, che era presieduta dal sindaco Enrico Radaelli il quale rimase in carica fino al febbraio 1865.

Le varie amministrazioni che si susseguirono dovettero provvedere alla organizzazione delle principali infrastrutture: gli uffici comunali, le scuole, il pozzo pubblico, la rete fognaria, la manutenzione delle strade, l’istituzione della condotta medico-chirurgica con i comuni di Bellusco e Ornago (1863) e la costruzione del nuovo cimitero (1890).

L’attività principale a cui si dedicava la popolazione resta per quasi tutto il secolo quella agricola.

Sulla scena del paese si affacciano nuove famiglie: i Rocchi, i Magri, i Perelli, i Radaelli.

Nei primi anni del ‘900 l’economia mezzaghese ruotava fortemente attorno all’agricoltura con prevalenza di cereali e all’allevamento di bachi da seta. Sempre in questo periodo si diede vita a una coltura che diventerà tipica del luogo, quella degli asparagi, che visse tra il 1930 e il 1970 un’epoca d’oro.

Durante la seconda guerra mondiale si ricorda un episodio particolarmente grave: il mitragliamento del tram alla fermata di Mezzago il 28 ottobre 1944 da parte di due velivoli anglo-americani, che provocò la morte di 32 persone e il ferimento di oltre settanta passeggeri.
Dopo la Liberazione (25 aprile 1945) si insediò una giunta provvisoria approvata dal C.L.N. e presieduta dal sindaco Stefano Biffi.

Nel pieno del boom economico nazionale, la vita agricola di Mezzago subì un notevole contraccolpo. Il progresso e l’industrializzazione portarono diversi concittadini dai terreni agricoli alle grandi fabbriche dei maggiori poli industriali dell’epoca (Sesto San Giovanni su tutti).

Le coltivazioni degli asparagi scomparvero quasi del tutto negli anni ’70, mettendo anche a rischio l’esistenza della sagra cittadina inaugurata nel 1960. A partire dal 2000 è stata avviato il progetto di recupero e valorizzazione volto alla reintroduzione dell’asparago quale coltura tipica di Mezzago.

Nel corso degli anni gli sforzi volti a riscoprire l’antica tradizione hanno raggiunto l’obiettivo; le sinergie tra i diversi soggetti e l’impegno dei coltivatori locali, hanno consentito produzioni “eccellenti” dal punto di vista qualitativo e in misura sufficiente a sostenere le aspettative dei consumatori.
Fattore decisivo e determinante è stato anche l’inserimento dell’asparago di Mezzago nell’ambito del “Progetto di sperimentazione regionale orticoltura anno 2000”, grazie al quale è stato predisposto il disciplinare colturale poi attuato nell’ambito De.Co.

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